INAF – Osservatorio astronomico di Roma
Il manufatto, eseguito verosimilmente nel Nord Italia, rispecchia la produzione artigianale dei globi dell’epoca. Esso è costituito da una sfera cava composta da tre diversi materiali: lo strato interno di cartapesta, quello intermedio di gesso e quello esterno di carta. Quest’ultimo è formato da dodici fusi giustapposti tra loro, stampati con la tecnica indiretta dell’acquaforte, parzialmente dipinti e coperti da una resina protettiva, quasi interamente rimossa durante un intervento precedente. Il globo è poi sostenuto da una struttura costituita da più parti assemblate tra loro: la sfera è attraversata da un asse in ferro che, uscendo dai poli, si aggancia al circolo del meridiano mediante due placche metalliche fissate ad esso.
Il meridiano con la sfera al suo interno, è quindi ancorato al circolo dell’orizzonte mediante incastro. I due circoli sono entrambi lignei, di datazione incerta e plausibilmente di epoca successiva rispetto alla sfera. Essi presentano al recto dei supporti cartacei manoscritti e dipinti. Il perno assiale metallico è infine bloccato e sostenuto da altre tre componenti lignee, sicuramente posteriori al globo e introdotte in tempi recenti: nella parte superiore è situato un piccolo tassello; in quella inferiore un braccio semicircolare. Le estremità superiori del braccio fungono da sostegno per il circolo dell’orizzonte, la parte inferiore è poi a sua volta sostenuta da un piedistallo ornato a base circolare, in cui si inserisce.
L’intervento di restauro
Il globo è stato scelto per essere sottoposto all’intervento di restauro in quanto particolarmente danneggiato. Lo stato di conservazione ne limitava la funzionalità originaria. La rotazione della sfera all’interno dei circoli risultava infatti impossibile, causa il contatto e lo sfregamento dei supporti lignei con i fusi cartacei, fatto che ne avrebbe comportato l’abrasione. Inoltre la stabilità strutturale, estremamente precaria, poneva il manufatto in una potenziale situazione di rischio. Gli obiettivi principali sono quindi rivolti alla
restituzione della funzionalità dell’oggetto storico scientifico, attraverso un intervento di restauro conservativo che rispetti tutti i diversi tipi di materiale presenti e preservi al massimo le diverse componenti, comprese quelle aggiunte nel corso della storia del manufatto. Seguendo il criterio del minimo intervento ci si propone, quindi, di trovare un compromesso tra la restituzione della funzionalità del globo e la conservazione il più possibile inalterata delle diverse componenti del bene.